Sovrappopolazione

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kynoos@jadawin.info

Pagina ereditata dal sito di Atheia

Le tematiche della popolazione erano trattate anche nel molto interessante "Sito di Carpanix" (che si dichiara agnostico) all'indirizzo http://web.tiscali.it/no-redirect-tiscali/carpanix_main/html/riquadri.htm . Ora (2007) l'indirizzo del sito, che si chiama Oilcrash.com, è il seguente: http://www.oilcrash.com/italia.htm


Il "razionalista" del CICAP Piero Angela

scrive un libro per fare più figli!

Come non bastasse Corrado Augias a fare il finto ateo che "dialoga" coi preti e afferma che la religione è necessaria, ora un altro "razionalista", un "laico", un importante esponente del Comitato, in teoria, più laico e razionalista che ci sia, prende un nuovo svarione e scrive un libro in cui vuole spiegarci perché bisogna assolutamente incrementare la popolazione! Il libro, scritto con Lorenzo Pinna, si intitola senza lasciare dubbi "Perché dobbiamo fare più figli"

Per ora non ho altre parole.....e mi resta lo sdegno e il vomito.

di Jadawin


Il grande tabù

Sovrappopolazione: l'umanità vede il baratro

di Jàdawin

Ci sono due grandi tabù, nella società civile mondiale ed italiana in particolare, che rappresentano la vera, grande trasversalità. Ed è  trasversalità in tutte le formazioni politiche, in tutti i ceti sociali, in tutte le etnie ed in tutte le concezioni del mondo, che siano religiose, laiche, liberali, socialiste, marxiste e perfino atee o agnostiche.

Uno di questi è l'eutanasia.

L'altro è la sovrappopolazione, con i relativi concetti di politica demografica, controllo e/o pianificazione della natalità, contraccezione, regolamentazione dell'immigrazione, limiti allo sviluppo industriale, sfruttamento delle risorse energetiche.

Quello della sovrappopolazione si sta delineando come il più grande problema che l'intera umanità si trova ad affrontare da almeno mezzo secolo. E fa meraviglia, quando non indigna, l'indifferenza mostrata da parte della stragrande maggioranza della popolazione. Si arriva addirittura a ribaltare il problema nel suo contrario: bisogna fare più figli! L’indignazione si fa poi violenta quando primi ministri, capi di Stato, prelati, cardinali, papi e leader politici di ogni orientamento politico lanciano costanti appelli alla natalità promettendo addirittura, come l'attuale campione dell'ancora non nato Partito Democratico (meglio conosciuto come Partitus Dei), Walter Veltroni faccia da chierichetto, che richiede addirittura un premio di 2500 euro per ogni nuovo figlio da inserire nella prossima legge finanziaria!

Una constatazione che viene spontanea è che questo tabù, come l'altro, ha una origine preponderante, se non esclusiva, nelle credenze e nei dogmi religiosi.

Basterebbe osservare i grafici che illustrano, in un arco di anni di circa uno o due secoli, l'incremento della popolazione, del consumo energetico, dell'emissione di scorie e rifiuti nell'ambiente, dell'aumento dell'inurbamento e, contemporaneamente, fare un po' di conti su quanto tutto questo comporti.

Basterebbe un minimo di buon senso per trarne le logiche conclusioni.

Basterebbe...

Già, ma non abbiamo fatto i conti con la pervicace insistenza di chi, Chiesa Cattolica fra tutti, continua ad affermare il valore intrinseco della vita e della proliferazione incontrollata come primo e assoluto imperativo: crescete e moltiplicatevi....

Non bastasse la superstizione ignorante della religione c'è quella ideologica: alcuni marxisti nostrani, ancora obnubilati dal mito della lotta di classe, addirittura affermano di essere contrari al controllo delle nascite perché ci sarebbe una notevole e grave diminuzione di natalità in Europa che potrebbe essere compensata soltanto dalla maggiore natalità degli afroasiatici. Costoro addirittura arrivano a considerare fasciste tutte le politiche di contenimento delle nascite, anche quelle che sono praticate in maniera moderata e senza violenze sulla popolazione. Non contenti di tali assurdità vanno anche oltre, affermando che sarebbe interesse dei padroni diminuire le nascite nella classe operaia per avere meno antagonisti!

Anche se non ne varrebbe lo sforzo ribattiamo punto per punto a codeste argomentazioni (rimandando ad altro ottimo articolo di Edoardo Quaquini su Resistenza Laica una trattazione più esauriente di questa):

1) La diminuzione delle nascite in Europa viene addirittura vista come un male, che verrebbe compensato dall'immigrazione e dalla maggiore prolificità degli immigrati. I leghisti vorrebbero un aumento delle nascite tra gli italiani per contrastare l'immigrazione, e questi marxisti vogliono esattamente il contrario!

Ora: secondo i criteri razionali della geografia economica in Italia, già nei primi anni settanta del XX secolo, diversi studiosi sostenevano che, per un equilibrio tra conformazione del territorio, risorse, popolazione e qualità della vita nel nostro Paese, ci  sarebbero dovuti essere al massimo 25 milioni di abitanti. Già ce n'erano allora 53 milioni. Ora siamo sui 60: il tasso medio di natalità italiana, meno dell'1% grazie soprattutto al centro -nord (perché nel meridione il tasso era comunque dell'1,5%), tra i più bassi in Europa e considerato da tutti un disastro, è stato letteralmente annullato dall'immigrazione e dalle nascite di figli di immigrati e dai ricongiungimenti famigliari. Anzi: la popolazione sta comunque aumentando.

Sfugge peraltro un concetto: perché gli immigrati sarebbero necessari e addirittura indispensabili al capitalismo nostrano? Molto semplice: perché certi lavori, già mal pagati per gli italiani, vengono da questi rifiutati (ma il lavoro allora c'è!) mentre invece gli immigrati, pagati ancora peggio, sfruttati ancora di più e maggiormente ricattabili, li accettano senza discutere. Quindi il problema non è rappresentato da una manodopera che non c'è, ma da una manodopera che non vuole esserci! Di conseguenza, l'immigrazione non è necessaria. Mentre sono è invece necessari, nel passato come ora, più diritti, più remunerazione per i lavoratori. Tutti i lavoratori: gli italiani e gli stranieri.

2) L'aggettivo fascista è facile da usare quando non si hanno argomenti validi, ma in questo caso è addirittura usato a sproposito, dimenticando che i regimi nazi-fascisti (e quelli stalinisti, che di comunista non hanno proprio un bel nulla) sono i primi a favorire, incoraggiare e addirittura obbligare le coppie a fare figli: ci siamo dimenticati della tassa fascista sul celibato? Ci siamo dimenticati del reato d'aborto nella Romania di Ceausescu? É la stessa richiesta che fanno anche le religioni e le chiese: più figli, più proseliti, più fame, meno lavoro, più ricattabilità, più arrendevolezza e...più carne da cannone. Ci vuole così tanto a comprenderlo?

3) A parte il fatto che così tanti antagonisti nella classe lavoratrice, in fondo, non ce n'erano neanche negli anni settanta, ribadendo quanto esposto al punto precedente è proprio una classe lavoratrice più numerosa ma necessariamente più in conflitto al suo interno che è una manna per i padroni!

Ma non è finita qui.

Perfino in alcune meritorie associazioni che si battono per il decremento demografico vengono prese le distanze dai metodi usati in alcuni Paesi, come la Cina e l'India.

Bene, vediamo se questi moderati benpensanti hanno ragione.

La Cina non è mai stato un Paese comunista, ed ora men che meno. Per cui sgombriamo subito il campo dall'accusa del tipo ecco che metodi usano i comunisti!

I governanti di quel Paese si sono trovati di fronte una popolazione enorme, composta principalmente di contadini ignoranti ed arretrati culturalmente, di una natalità allucinante e di un territorio in gran parte desertico ed inospitale. Hanno iniziato a fare campagna di propaganda per i profilattici: non è servito a granché. Hanno poi messo gratuitamente a disposizione gli stessi: anche così non si è risolto molto di più. Poi hanno reso disponibili contraccettivi di altro tipo: qualche progresso, ma niente di significativo. Hanno poi stabilito per legge il numero di figli ammesso, stabilendo anche pene detentive per chi infrange la legge. Nelle città qualcosa si è visto, nelle sterminate campagne la situazione non è molto controllabile.

Ed ecco subito i benpensanti dell'occidente cosiddetto ricco ed opulento ergersi a difensori della libertà e della democrazia!

Per stessa ammissione delle associazioni per la denatalità, nonostante il ritmo di crescita mondiale resti elevatissimo, esso è un po' diminuito grazie agli sforzi immani, e per lo più con scarsi risultati, che solo Cina ed India stanno (o stavano?) portando avanti.

La Cina è un Paese pseudo-comunista, e non mi si venga a dire che l'India è un Paese socialista!

Passiamo all'India.

Questo immenso Stato, ancora oppresso dall'organizzazione in caste, da religioni assurde ed inumane e da problemi di ogni tipo, da decenni sta lottando per diminuire l'incremento demografico, arrivando addirittura (addirittura per i soliti moderati benpensanti, ovviamente) a tentare la vasectomia obbligatoria per chi avesse già avuto un certo numero di figli.

Orrore! Vergogna! Il solito occidente ricco ed opulento si indigna di nuovo, si agita, si mette in movimento. E il governo indiano è costretto a fare marcia indietro.

La stessa cosa, lo sanno tutti, è successa in Africa (non per diminuire la popolazione, ovviamente) per combattere l'Aids: i governi che volevano introdurre l'uso del preservativo sono stati fermati, è il caso di dirlo, dalla potenza mediatica e ricattatoria del Vaticano di Woityla, questa orrenda teocrazia che affligge in primo luogo l'Italia ma, in modo tentacolare, tutto il pianeta.

La conclusione è sotto gli occhi di tutti quelli che sanno vedere e sanno ragionare senza il giogo mentale delle religioni e delle ideologie: l'intero pianeta sta correndo sempre più velocemente verso l'abisso, e quando la maggioranza della popolazione se ne accorgerà finalmente...sarà ormai troppo tardi!


Ricevo dal Laboratorio Eudemonia il 3 Dicembre 2005 e volentieri pubblico:

PIL contro PIL

A volte, lungo l'arco della storia, si incontrano dei macigni, talmente grandi da risultare generalmente invisibili, senza rimuovere i quali, per quanto possiamo impegnarci ad agire in tutti gli altri modi possibili, non si riesce ad avanzare di un sol passo. Allo stato attuale delle cose, bloccati come siamo in una condizione di generale malvivere, lanciati a folle corsa verso uno sfacelo globale, dobbiamo capire che occorre evidentemente individuare uno dei più grossi, se non proprio il più gigantesco, macigni che l'umanità ha avuto di fronte prima d'ora.

Per capire di cosa si tratti dobbiamo porre l'attenzione sul fatto che il nostro sistema economico, come quello degli altri Paesi sviluppati, ha ormai una forte valenza militare, di difesa ed attacco, che predomina e fuorvia una corretta funzione economica, tesa a soddisfare le legittime necessità di un popolo in una perfetta interazione col resto del mondo. La crescita del PIL è oggi l'unico modo concesso ufficialmente ad uno Stato (dopo che le guerre tra stati maggiori si sono rese impossibili a causa dell'avvento delle armi nucleari) per mantenere entro livelli equilibrati la pressione, parimenti economica, che ogni altro Paese gli fa gravare addosso.

Perseguendo la crescita del PIL i governi cercano non tanto di soddisfare reali esigenze economiche interne, quanto di scongiurare il pericolo reale di una invasione, forse dapprima solo commerciale, e di una successiva sopraffazione totale del proprio Paese da parte di qualsiasi altro che fosse riuscito a crescere maggiormente. Si tratta di un pericolo concreto, estremamente attuale, che proviene tanto dall'Occidente quanto dall'Oriente, che spiega perfettamente perché i governi continuino caparbiamente a perseguire una crescita di stampo tradizionale, numerica e non qualitativa, ben oltre il limite che sarebbe consigliabile.

Ora: il miglior modo per metter fine ad un conflitto, anche ad una "guerra dolce" come in questo caso, per ora condotta, sì, solo con l'arma dell'economia, a colpi di PIL, ma passibile ad ogni momento di terribile degenerazione, consiste senza dubbio nel concludere dei validi accordi di pace. In questo caso, a noi spetta dapprima concepire e poi stipulare dei patti che tengano presenti non più soltanto l'uso delle armi convenzionali, come nei conflitti classici, bensì che siano propriamente di autocontenimento alla crescita di un Paese.

Occorre istituire apposite norme e commissioni internazionali che stabiliscano i livelli dei vari tipi di sviluppo, economico ma anche demografico e tecnologico (perché tanto uno sviluppo incontrollato delle popolazioni quanto delle tecnologie hanno sempre effetti devastanti, in quanto metodicamente usati come arma d'invasione) raggiungibili da ogni Paese e che con obiettività tengano sotto controllo i livelli raggiunti. Perché la pace, così come oggi concepita, non è più sufficiente ed occorre immaginare modi accorti per raggiungere una pace più profonda, più solida e tenace.

Senza la stipula di questi patti persino le persone dotate del miglior buon senso, che oggi nutrono il massimo rispetto e un sentimento d'amore profondo per l'ambiente naturale ed i loro consimili, non potranno infine evitare di giungere a calpestare tutto e tutti, ad esaurire ed inquinare ogni risorsa, a violare ogni diritto ed a dimenticare ogni dovere, anche ad uccidere senza la minima esitazione, pur di non veder i propri cari, se stessi ed il popolo cui più sentono di appartenere, vittime di un massacro, di uno sterminio, da parte di quei popoli che avranno preso il netto sopravvento sugli altri.

Occorre quindi, dopo una sempre necessaria considerazione della plausibilità di questa visione, aiutarla senza indugio ad emergere alla pubblica attenzione. Senza la consapevolezza che siamo già in guerra, che l'economia è usata come un'arma, tanto per salvarci quanto per aggredire, non potranno nascere degli adeguati accordi di pace, precisamente dei patti di autocontenimento alla crescita, e senza questi patti non ci potrà essere infine scampo per gran parte dell'umanità nata su questa Terra, né forse per la Terra stessa.

Con i patti di autocontenimento ogni cosa andrà al suo posto da sola, senza nemmeno tanta fatica, e quali che siano i nostri interessi peculiari, quali che siano le nostre preoccupazioni (diritti umani, diritto al lavoro, tutela dell'ambiente, pari opportunità, etc. etc. etc.) saremo ampiamente soddisfatti. Senza questi patti tutto andrà invece in rovina con altrettanta facilità, perché il conflitto economico, e con esso lo scempio del nostro mondo e la degenerazione umana, non si fermerà se non quando la maggioranza dell'umanità sarà stata sgominata, fisicamente eliminata dai vincitori.

Possa ogni attimo della nostra vita, dunque, profondere grandi energie verso il conseguimento di questi patti di autocontenimento alla crescita. Nessun'altra attività potrà essere più sana e salvifica per ognuno di noi fintantoché questo obiettivo non sarà stato stabilmente raggiunto.

Danilo D'Antonio

Laboratorio Eudemonia
Via Fonte Regina, 23
64100 Teramo


Alla ricerca dei fondamentali
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Per patti di autocontenimento
http://patti-di-autocontenimento.hyperlinker.org


PIL V1.1 - 36/10/13

 


Il Laboratorio Eudemonia, da tempo decisamente attivo sulla questione demografica, mi ha inviato in e-mail il 21 Maggio 2004 questo appello rivolto ai "leader progressisti".

La sovrappopolazione e la procreazione irresponsabile sono un problema gravissimo in tutto il mondo. Anche in Italia...!

 

Alla cortese attenzione dei Leader Progressisti,

e di quanti stanno leggendo in questo momento.

Gentili Signore, gentili Signori,

vi presento i miei migliori riguardi.

Apprezzo molto la vostra serietà nell'affrontare questioni e problemi di grande peso, e così pure il vostro modo pacato e sereno di confrontarvi in politica.

Per questo motivo mi permetto oggi di richiedere la vostra attenzione, poiché percepisco quanto voi possiate essere le persone giuste cui comunicare la urgente necessità di un epocale cambiamento di rotta nella condotta delle nostre società.

Da ogni dove, continuamente, si susseguono invocazioni allo sviluppo economico e tecnologico. Paesi, le cui economie sono le più avanzate nel mondo ed hanno già conquistato enormi ricchezze, continuano a perseguire ad ogni costo un ulteriore sviluppo. Uomini di governo, capi di stato, persone mature, spesso anziane, che in ogni caso dovrebbero saggiamente invitare alla prudenza, alla calma, alla moderazione, spingono interi popoli ad una continua, sfrenata, nei fatti disastrosa, corsa per la supremazia economica e tecnologica.

Ogni rapporto umano all'interno delle società sta venendo distrutto, e perfino le persone più pacifiche e per loro originaria virtù più disinteressate, quelle che mai avrebbero guardato ad alcuno in maniera avida, vengono istigate e condotte da ogni persona al potere a trasformarsi in rapaci individui, in aspra competizione l'un contro l'altro, lanciati in una caccia senza tregua fino all'ultimo cliente, ed inevitabilmente condotti, per l'alto livello di aggressività della competizione stessa, a dimenticare ogni legge, etica e morale.

Un intero pianeta è sottoposto a continua, incessante opera di saccheggio, e l'ecosfera, l'ambiente dove la vita ci era stata permessa finora in maniera relativamente agevole, sta per subire trasformazioni tali, a detta anche di autorevoli ed indubitabili voci, non ultima quella del Pentagono USA, da poterci presto far ripiombare nel più buio degli evi, un tempo in cui la parola sopravvivenza riacquisterebbe ruolo e significato di primo piano.

E tutto questo mentre l'elevata densità demografica, unita all'elevato sviluppo economico ed all'elevato livello tecnologico, crescente ormai in maniera esponenziale, sta conducendo gli esseri umani, per eccesso di energia, a disgregare sempre più il tessuto delle loro società, e, come fossero  molecole di un gas compresso all'interno di un ristretto recipiente messo sul fuoco per generare una esplosione, ad assumere sempre più le caratteristiche dei componenti di una miscela altamente esplosiva.

Perché tutto questo?

La ragione autentica non va sicuramente cercata in un anelito verso la migliore qualità della vita, qualità che è già drasticamente ridotta, la vita stessa essendo messa a repentaglio dai ritmi frenetici cui è costretto l'essere umano e dallo scempio del mondo naturale. Ne possiamo trovare tale ragione nel fatto che nei Paesi più sviluppati vi siano ancora delle persone povere. Questo non lo si deve certo all'insufficiente livello di sviluppo economico raggiunto, bensì ad una mancata equa ridistribuzione del lavoro, e dei redditi che ne derivano, tra tutti i componenti della società.

E possiamo forse trovare la ragione autentica della sconsiderata pulsione ad uno sviluppo ad oltranza nel puro desiderio di portare il benessere nei Paesi non ancora sviluppati? Semmai nel reperimento di mano d'opera a costo pressoché nullo, nell'apertura di nuovi mercati, e nello sfruttamento di nuovi territori, per permettere ai già tanto ricchi di arricchire ancor più.

Ed ancora possiamo mai credere per davvero che esista la possibilità di uno "sviluppo sostenibile", così come attualmente concepito, dove le variabili da sviluppare siano sempre e solo quelle demografiche, economiche, e tecnologiche? E' una bella invenzione, certo, ma buona solo per i gonzi. Se i Paesi ancora in via di sviluppo bene faranno ad uscire come meglio potranno dalle loro presenti condizioni, in un modo si spera più dignitoso ed evoluto del nostro, ben diverso dovrà essere il nostro sviluppo futuro.

Noi, popoli ipersviluppati, abbiamo ricchezze a sufficienza per permetterci, e quindi abbiamo il dovere, di decidere una tregua per mettere ben a fuoco, ragionando con onestà, la vera ragione, l'unico motivo davvero valido della nostra sfrenata corsa allo sviluppo, ponendo finalmente bene in chiaro così il più antico, tuttora irrisolto, maestoso problema delle nostre società, e quindi concentrarci su tale problema e trovargli la più appropriata, la più giusta e definitiva delle soluzioni.

Esiste, in verità, una ragione realmente valida che ci ha condotto finora lungo la strada di uno sviluppo demografico/economico/tecnologico ad ogni costo. Questa ragione consiste nel fatto che occorre scongiurare il pericolo reale di una invasione, forse dapprima solo commerciale, e di una successiva sopraffazione totale del proprio Paese da parte di qualsiasi altro Paese del mondo che sia in grado di crescere più velocemente e di acquisire maggiori capacità. Si tratta di un pericolo concreto, che spiega perfettamente perché i Governi continuino caparbiamente a perseguire una crescita di stampo tradizionale ben oltre il limite che sarebbe consigliabile. Si tratta di una minaccia che va affrontata con il massimo impegno, cominciando col dichiarare apertamente, continuamente e diffusamente la tragica realtà delle cose umane, e prendendo quindi i dovuti provvedimenti.

Piuttosto che continuare a perseguire una crescita cieca dell'economia, della tecnologia, della popolazione, un tipo di sviluppo che condotto così come avviene oggi, obbedendo alle sole ragioni della difesa e dell'espansione, non può che finire in danno per ognuno dei popoli di questo Pianeta, i Paesi già abbondantemente sviluppati hanno il dovere di abbandonare i vecchi comportamenti fatui ed impulsivi tipici di un essere adolescente, e di cercare e scoprire i comportamenti più pregni e riflessivi di un essere ormai cresciuto e divenuto quindi maturo.

I Governi di tali Paesi hanno innanzitutto il dovere di concentrare le proprie energie nella stipulazione di patti indissolubili tra le nazioni, patti che ci conducano ad una pace di concezione e livello di molto superiori a quella che finora abbiamo potuto immaginare e perseguire. Tali patti dovranno necessariamente comprendere norme di autocontenimento economico e tecnologico. Occorre adoprarsi affinché ogni Paese, di concerto, si doti di mezzi costituzionali per autodisciplinarsi in modo da mantenere entro livelli moderati ciò che altrimenti, inevitabilmente, condurrebbe ad uno straripamento massiccio, fosse anche solo commerciale o culturale, nei territori altrui. Occorre istituire apposite norme e commissioni internazionali che stabiliscano i livelli dei vari tipi di sviluppo raggiungibili da ogni Paese e con obiettività tengano sotto controllo i livelli raggiunti. Perché la pace, così come oggi concepita, non è più sufficiente ed occorre immaginare i modi per raggiungere una pace più profonda, più solida e tenace.

Contemporaneamente dobbiamo tutti prendere coscienza ed accettare il fatto che le popolazioni dei nostri Paesi sono numericamente eccessive tanto per le risorse disponibili nei nostri rispettivi territori quanto per semplici ma vitali ragioni di spazio, le aree disponibili non permettendo più già oggi, al presente grado di sviluppo economico e tecnologico, interazioni sane sia all'interno della società, tra gli individui, sia verso l'esterno, con l'ambiente naturale, certamente essendo destinate a peggiorare oltremodo col raggiungere di livelli ancora più elevati di sviluppo. Dobbiamo quindi attendere che le popolazioni decrescano per il naturale ciclo della vita e lasciare che esse ritornino a densità ottimali da stabilire in base alle risorse disponibili localmente ed al livello di sviluppo che desidereremo mantenere. In tal modo, disciplinandoci noi, riusciremo forse ad evitare che a ridurre le popolazioni siano invece le guerre, le epidemie e le calamità.

Ma il nostro generale, comune maggiore impegno deve essere uno sviluppo interiore, una evoluzione profonda di noi stessi e delle nostre organizzazioni, con questo intendendo la ristrutturazione della forma mentale dell'individuo ed organizzativa della società in un modo che, attraverso la libera circolazione delle idee nei cervelli e delle persone nelle strutture sociali, oggi essendo invece bloccate entrambe le architetture, possa diffondersi una obiettività, una onestà intellettuale, un realismo, e così pure un'ampiezza ed una organicità della visione cui non potrà che seguire una complessiva capacità di analisi e di efficace interazione sociale, tale che ogni problema, dal più piccolo al più grande, addirittura mastodontico, planetario, sia condotto a piena, subitanea e definitiva soluzione, con totale soddisfazione di ogni singolo componente delle nostre società. Perché noi stessi siamo all'origine dei nostri problemi e solo noi, evolvendo, potremo trovar loro soluzione.

Occorre riflettere sul fatto che il progresso di cui abbiamo bisogno oggi somiglia molto alla seconda fase di un processo bipolare, come ad esempio il respiro. Dopo una lunga, lunghissima fase di inspirazione, dopo aver inglobato nella nostra società ricchezze a non finire, scoprendo, creando, inventando, costruendo, in un vortice crescente di attività di ogni tipo e valore, spesso positive ma molte volte anche negative, ora dobbiamo impegnarci in una accurata fase di espirazione, durante la quale poter espellere tutte le tossine e le nocività cui in precedenza, per la fame e l'urgenza, non abbiamo badato, ma anche ciò che oramai ha esaurito il suo apporto nutritivo e va infine abbandonato. Questo va fatto, se desideriamo avere la possibilità di un ulteriore respiro.

E queste sono le vere, più importanti sfide della nostra epoca: sulla base di più convinti, decisi, risoluti accordi di pace, sulla base di adeguate norme di autocontenimento, sulla base di una evoluzione individuale e sociale verrà deciso il nostro destino. Così facendo, senza patire la minima sofferenza se non quella, irrisoria, del nostro stupido fanciullesco orgoglio che ancora ostacola il cambiamento e la presa di più mature decisioni, al contrario godendone e gioendone ampiamente, potremo tutti vincere definitivamente la corsa allo sviluppo.

Signore, signori, oggi scelte convenzionali ci farebbero andar dritto lì dove la realtà devia e ci getterebbero fuori strada, nel precipizio. E così pure, se cercassimo di riparare la macchina sociale mentre è in piena marcia falliremmo clamorosamente, solo l'organismo sano potendo sviluppare se stesso senza veder crescere anche il suo male.

I tempi eccezionali in cui ci troviamo a vivere richiedono scelte altrettanto eccezionali. Perché l'umanità possa superare indenne questo tempo, occorrono persone in grado di fare tali coraggiose scelte.

Voi, ve la sentite?

Col mio miglior saluto,

Danilo D'Antonio, Laboratorio Eudemonia

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Lettera ai Leader # Versione 1.0.6 # 21-05-35


Sono convinto, da sempre, che la popolazione mondiale sia pericolosamente eccessiva. E sono del parere che lo sia, con buona pace di "natalisti", politici, cattolici e opportunisti vari, anche quella italiana. Per questo, con estremo piacere, pubblico il seguente comunicato pervenutomi l'8 Gennaio 2004 dal Laboratorio Eudemonia:

Sovrappopolazione

Dal Laboratorio Eudemonia
alle Spettabili Redazioni

e p.c. alla cortese attenzione dell'Associazione Atheia


Dal 1997 il Laboratorio di Ricerca Sociale Eudemonia conduce, tra le altre iniziative, anche una ricerca, con relativa campagna di sensibilizzazione, sulla questione demografica.

In questo tempo, il Laboratorio Eudemonia ha prodotto vario materiale mettendolo a disposizione di ognuno sul proprio sito Internet:

http://demografica.hyperlinker.org

venendo accolto per la propria azione tra i membri dell'associazione Scientists for Population Reduction e nella European Pherology Organizations Confederation ("ferologia" è chiamata la scienza che ha come oggetto di studio la capacità di un territorio di contenere esseri umani), raccogliendo inoltre in proposito i feedback interessati di numerose autorità del mondo politico italiano.

Nei giorni scorsi il Laboratorio Eudemonia ha iniziato il recapito ai Sindaci dei Comuni italiani di una nota che alleghiamo perché codesta spettabile Redazione possa farne partecipi anche i comuni cittadini.

Ringraziando per l'attenzione, salutiamo la Redazione con viva cordialità.


Marinella Castiglione

Laboratorio Eudemonia - Via Fonte Regina, 23 - 64100 Teramo
tel. 0861 415655 - fax_1: 02 700 445 316 - fax_2: 06 233 241 386
***

Gentile Signor Sindaco,

Le presento i miei migliori riguardi.

Mi permetto di scriverLe per presentare alla Sua attenzione una questione che, pur importante ed urgente, rimane ignorata dai mezzi di informazione e disattesa dalle autorità centrali di Governo. Mi riferisco alla Questione Demografica: oltre ad essere un problema globale, l'elevata densità demografica ha infatti pesante consistenza specificatamente nel nostro stesso Paese. L'Italia ha ormai più di 196 abitanti per kmq, la qual cosa equivale a dire che ogni italiano, ripartendo idealmente il territorio della nostra nazione, dispone di una area di sole 0,50 parti di ettaro dalla quale trarre il fabbisogno alla sua vita e sulla quale godere della sua individualità ed esprimere il suo potere creativo.

Brevemente, ricordo che l'elevata densità della popolazione non è soltanto un problema relativo all'ecosistema, cosa certo già grave di per sé, ma ha anche deleteri effetti sulla salute psicofisica della persona e sull'intero organismo sociale, indebolendone la stabilità e compromettendone la sicurezza. Ricordo inoltre che una elevata densità affligge non solo i grandi centri, ma, avendo conseguenze ampie e generalizzate, anche i piccoli centri, i quali tendono a subirne gli effetti negativi senza in cambio riceverne benefici.

Il nostro Laboratorio ha prodotto e raccolto un ricco materiale sulla Questione Demografica, ed è felice di metterlo a Sua disposizione all'indirizzo Internet riportato in calce al foglio. Sul sito troverà anche notizia dell'iniziativa di due municipalità degli Stati Uniti d'America. Queste, pur avendo gli USA una densità demografica pari ad un quarto di quella Europea e ad un sesto di quella italiana, si sono già pronunciate in favore di una stabilizzazione della popolazione.

Augurandomi di aver fatto cosa gradita nell'inviarLe questa nota, colgo l'occasione per inviarLe i miei migliori, più distinti saluti.

Danilo D'Antonio
Laboratorio Eudemonia

http://demografica.hyperlinker.org
 


E-mail ricevuta dal Laboratorio Eudemonia circa nel 1998:

Siamo in troppi!

 

Appello
ai Rappresentanti delle Forze Politiche
ed Enti Governativi Provinciali e Regionali d'Italia
per la determinazione
di una densità demografica locale ottimale


Gentili Signori,

vogliate gradire il nostro più cordiale saluto!

Come certo saprete, negli ultimi mesi la popolazione mondiale ha raggiunto e superato i sei miliardi di unità, quella dell'India il miliardo. Tali fatti, pur rappresentativi di una grave questione demografica che andrebbe affrontata con immediata ed estrema cura, non hanno invece goduto della necessaria attenzione pressoché da parte di alcuno. Anche la maggior parte delle persone e dei gruppi più impegnati socialmente è rimasta quasi del tutto indifferente davanti a ciò che concorre fortemente al sorgere dei mali più profondi della nostra epoca.

Allo scopo di favorire il dibattito e la consapevolezza di un tema che urge di essere attentamente esaminato, è stata dunque riassunta la questione sotto forma di una proposta di risoluzione allegata al sito Internet:

http://www.hyperlinker.com/spg/

con relativo Forum Internazionale di riflessione ed azione.

Immaginando che anche Voi, come noi, stiate sentendo questi stessi nostri impulsi di sano personale coinvolgimento, ci permettiamo ora di contattarVi nella speranza vogliate trattare diffusamente tale tema all'interno del Vostro Gruppo e nelle Assemblee amministrative e politiche locali.

Lungi dall'essere, infatti, una questione coinvolgente soltanto luoghi lontani dalle nostre rispettive Regioni, il problema demografico, a meno di un immediato impegno generalizzato, coinvolgerà queste ultime sempre di più, direttamente ed indirettamente, gli attuali fenomeni di immigrazione selvaggia che stiamo osservando in questi tempi essendo soltanto le prime avvisaglie di un fenomeno destinato a crescere ben oltre la nostra presente immaginazione, e lo stesso dicasi di fenomeni strettamente collegati alla crescita demografica come l'inquinamento ed il global warming.

Anche per questo motivo, non solo quindi per contribuire a rimuovere le grandi sofferenze che accompagnano la crescita selvaggia della popolazione nei Paesi meno sviluppati, pensiamo che sia opportuno che la questione demografica internazionale vada affrontata a, e riceva l'apporto da, vari livelli. Essa deve essere discussa, chiarita e decisa, sì, in àmbito globale, con l'intervento di forze politiche nazionali e sovranazionali, ma anche in àmbito locale, con l'intervento delle forze politiche ed enti governativi provinciali e regionali, non dimenticando che ogni Regione d'Italia sta già vivendo anch'essa, nella generale inconsapevolezza, un suo proprio grave problema demografico.

Ed infatti, osservando la media nazionale Italiana, ricordiamo che (secondo dati del 1998) la densità abitativa della nostra nazione è di ben 191 unità per kmq, la qual cosa equivale a dire che ogni Italiano, ripartendo idealmente il territorio della nostra nazione, dispone di una area di sole 0,52 parti di ettaro (troverete i dati regione per regione in una cartina presente sul sito sopra segnalato) dalla quale trarre il fabbisogno alla sua vita (nota 1) e sulla quale esprimere il suo potere creativo.

Anche se è cosa piuttosto complessa determinare con metodo scientifico una densità abitativa complessiva ottimale o massima auspicabile per una società e stabilire quanti individui un territorio possa sopportare senza degradarsi, col semplice sguardo d'insieme che ci viene dal vivere in prima persona questa situazione è però facile capire come si sia già da tempo superata una certa soglia minima di benessere e salubrità psicofisiche, nonchè di sana indipendenza economica, giacchè la vita degli Italiani, non bastando più il loro territorio a soddisfare le esigenze di una popolazione in largo eccesso, dipende ormai ben più da altre zone della Terra che dall'Italia stessa.

Sarebbe più che opportuno, quindi, avviare un solerte studio sulla situazione demografica locale, in ogni provincia e regione, sugli effetti, per nulla positivi, che la sovrappopolazione locale, non solo cittadina ma anche rurale, produce sugli individui stessi, la società e l'ambiente. In tal modo sarebbe possibile attribuire finalmente una responsabilità ben precisa a tanti dei problemi ancora con paternità vaga che oggi ci assillano, e presentar loro le soluzioni che stavano aspettando. Allo stesso tempo sarebbe oltremodo auspicabile chiarire in che misura siamo reali figli della nostra terra ed in quale altra siamo invece dipendenti da lontane zone del mondo, per cercare di ristabilire, nel tempo, un sano equilibrio tra queste due modalità economiche (nota 2).

Da questo studio emergerebbe immediatamente che una ulteriore crescita della popolazione locale (non importa se per motivi endogeni: ripresa della natalità locale, od esogeni: per immigrazione) aggraverebbe ulteriormente e terribilmente la nostra già precaria situazione. In tal caso, questo stesso studio dovrebbe allora determinare un numero ottimale, dal punto di vista dell’individuo, della società e dell’ambiente, di abitanti per Provincia e per l'intera Regione, cui far riferimento per ogni nostra incombenza di gestione presente e progetto di sviluppo futuro (nota 3).

Pur consapevoli delle numerose implicazioni che una tale iniziativa comporterebbe, crediamo che la situazione locale e planetaria richieda un immediato ed intenso impegno in questa direzione. Crediamo anche che questo impegno di autodisciplina non solo assicurerebbe un sereno futuro alle nostre Regioni, ma fornirebbe anche un importante punto di riferimento sia ai Paesi meno sviluppati, affetti da crescita esponenziale della popolazione, che a quelli più sviluppati, affetti da iperurbanizzazione, entrambi ancora immersi nel torpore, frastornati ed indecisi sulla direzione da prendere.

Per tutto ciò, speriamo che la questione demografica emerga potentemente all'attenzione delle coscienze e diventi tema di diffuso dibattito locale, e così pure speriamo che lo studio qui auspicato diventi presto concreta realtà (nota 4).

Gentili Signori, ringraziandoVi profondamente per la Vostra cortese attenzione, ed augurandoci che questa nostra, pur modesta, iniziativa abbia incontrato presso di Voi un qualche grado di consenso, Vi rinnoviamo il nostro miglior saluto.

Danilo D’Antonio
Laboratorio di Ricerca Sociale Eudemonia
http://www.hyperlinker.com/eulab/

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Per un breve confronto, mentre un italiano (media nazionale) dispone di sole 0,52 parti di ettaro, un'area ben inferiore a quella che ognuno possa desiderare di, e sia opportuno, disporre, per ogni statunitense vi è un'area di 3,44 ettari di territorio nazionale e per ogni australiano ben 50 ettari. Tutt'altra cosa avviene in India, dove ognuno dispone di 0,31 parti di ettaro, e nel Bangladesh, dove un essere umano dispone di soli 0,10 parti di ettaro, la qual cosa chiarisce molti tragici fatti che vediamo riportati nelle quotidiane cronache narrate dai media.

NOTE

1) Alcuni ricercatori della University of British Columbia, in Canada, hanno determinato, pur con larga approssimazione, la ecological footprint, l'impronta ecologica che un individuo, in base allo stile di vita che conduce, lascia sul territorio. E così, tramite un loro apposito calcolatore reso disponibile in Internet, è possibile derivare che per le necessità medie individuali europee di cibo, alloggio, trasporti, beni di consumo, servizi e quant'altro si usi per vivere, è necessaria un'area compresa tra i 6 ed i 7 ettari. Pur certo essendo rozza la misura, non possiamo non tenerla ben presente negli importanti processi decisionali relativi alla nostra Provincia e Regione. Si misuri la propria personale impronta ecologica recandosi at:

http://www.lead.org/leadnet/footprint/intro.htm

2) Sia una economia che si attui localmente che una che si attui globalmente hanno entrambe pregi e difetti. Non è il caso di affrontare qui l’argomento, ma vorremmo comunque ricordare che una economia locale rende la società che la pratica più solida a fronte di una scarsa innovazione, una economia che si basi su scambi con paesi lontani certo arricchisce ma allo stesso tempo crea instabilità e dipendenza dall’esterno. Il clima di continua emergenza e di folle rincorsa economica che oggi viviamo deriva in gran parte proprio dallo squilibrio che si è creato per aver dato troppo spazio all’economia globale togliendolo a quella locale. Uno riequilibrio di queste due componenti è la scelta più assennata cui ci si possa oggi dedicare in campo economico. Bisognerà dirglielo a Fazio, prima o poi.

3) In riguardo alla nostro sviluppo futuro, ci si permette di ricordare che oggi, in tempi di scienza e non più di forza bruta, esso è favorito in maniera enormemente maggiore da una crescita qualitativa delle persone, quindi da una loro maturazione e preparazione intellettuale, che non da una semplice crescita quantitativa della popolazione. Più che favorire quest’ultima, quindi, occorre coltivare ed organizzare meglio che si possa la popolazione esistente: così facendo, persone che oggi sono persino di peso alla società ed emarginate diverranno domani in grado di compiere autentici prodigi e di far da positiva guida ad altri.

4) Ci sia concessa un’ultima breve nota. Qualora lo studio confermasse ciò che qui si ipotizza (che il nostro territorio sopporta già troppa umanità) dovremo impegnarci ancor più, od iniziare di buzzo buono, a contribuire
a rendere migliori le condizioni di vita in quei Paesi i cui abitanti avrebbero desiderato trasferirsi presso di noi. Magari, proprio intensificando, od inviando per la prima volta, inviti temporanei a loro rappresentanti per fornirli del tutto gratuitamente di conoscenze di cui disponiamo che possono aiutare la loro Comunità a raggiungere una piena autosufficienza.

I dati sulla densità demografica sono ricavati da:
www.istat.it
www.worldbank.org

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La Questione Demografica: http://www.hyperlinker.com/spg/
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saranno molto apprezzate e così pure contributi sullo stesso tema.
Per adesioni scrivere a: adesioni_adddlo@hyperlinker.com

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